Powered by Blogger.

giovedì 20 settembre 2012

Maugeri, gli affari siciliani l'inchiesta arriva a Palermo

PER chiudere quell'affare da 700 mila euro e sbarcare in Sicilia con il suo know-how di eccellenza per la riabilitazione dei neurolesi, la Fondazione Maugeri dovette far ricorso a degli "interventi" esterni. 

Così li definisce Umberto Maugeri, 71 anni, ex numero uno del gruppo di Pavia al centro dello scandalo della sanità lombarda in cui è coinvolto il governatore Roberto Formigoni. Interrogato dal gip di Milano Vincenzo Tutinelli per chiarire i rapporti della Fondazione con il faccendiere Pierangelo Daccò, Maugeri ha ammesso che il gruppo avrebbe pagato all'imprenditore somme consistenti per rimuovere ogni tipo di ostacoli che si frapponevano alla conclusione dei rapporti con la Regione Lombardia. 

E quando il giudice, forte di alcune fatturazioni delle società di Daccò che portano come causale alcuni presìdi siciliani affidati alla Maugeri (da Noto a Mistretta), gli ha espressamente chiesto se analogo meccanismo fosse stato messo in piedi per l'apertura delle strutture della Fondazione in Sicilia, Umberto Maugeri ha risposto: "Qualcosa qui non è stato normale e ha meritato degli "interventi", ecco... ". 

Parole che hanno spinto i pm titolari dell'inchiesta milanese, Laura Pedio e Antonio Pastore, a inviare l'interrogatorio di Maugeri ai colleghi del pool pubblica amministrazione di Palermo guidato dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci per valutare l'opportunità dell'apertura di un fascicolo sullo sbarco della Fondazione Maugeri in Sicilia nel 2004, all'ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca con l'apertura dell'unità di neuroriabilitazione (32 posti per un investimento di quasi 700 mila euro) che avrebbe fatto da apripista all'affidamento di presìdi ospedalieri pubblici ad un altro dei grandi gruppi della sanità privata.

Al gip Umberto Maugeri spiega: "Mio padre era siciliano e aveva sempre sognato di aprire dei presìdi nell'Isola ma non era mai riuscito a combinare". Gli approcci della Fondazione con il mondo sanitario siciliano sarebbero sempre stati caratterizzati dalla presenza di "tre persone". Racconta Maugeri: "Di solito arrivavano tre persone, che si presentavano e proponevano". Erano sempre le stesse?, chiede il giudice. E Maugeri: "No cambiavano: di solito erano il direttore dell'Asl locale, uno che aveva già l'ospedale e un terzo che non si sapeva chi fosse. Che stava zitto, però c'era. Tutte queste iniziative sono tramontate. A questo punto abbiamo detto: "Non se ne fa niente. Lavoriamo direttamente con la Regione. E quindi con l'assessorato alla Sanità".

Maugeri ricostruisce così i fatti: "Nei nostri centri, a Milano, il trenta per cento dei ricoverati arriva dalla Sicilia perché in Sicilia non c'è un centro di riabilitazione. Quindi, evidentemente, qualcuno della Regione, l'assessore, ha capito che è un affare. Perché poi la Regione li paga doppi, quelli lì. È la Regione che paga. E allora è venuto fuori un discorso molto serio che ha individuato nella Fondazione Maugeri quella che doveva fare gli istituti di riabilitazione in Sicilia. Ha individuato il numero dei posti letto che avevano bisogno, ben 600, però credo che Daccò c'entrasse poco". Al giudice che gli chiede il nome di chi, alla Regione Siciliana, ha proposto l'affare, Maugeri risponde: "Non mi ricordo, posso tirarlo fuori, ma non oggi". Il coinvolgimento della MTB di Daccò sull'affare siciliano, però  -  contesta il giudice  -  risulta con fatturazioni dirette alla Fondazione. 

Maugeri prende atto e risponde: "E allora sarà MTB, come al solito". Il giudice insiste: c'erano degli ostacoli da risolvere anche in Sicilia? "Ecco, adesso mi ricordo  -  risponde Maugeri  -  c'era il problema della retta: veniamo in Sicilia però a patto che la retta sia quella della Regione Lombardia".

ads

Ditulis Oleh : k.c. Hari: 01:31 Kategori:

0 commenti:

Posta un commento

 

Notizie in Italia

Articoli più visualizzati

Notizie in provincia

Sanità Sicilia

Libro del mese


Estratto Gazzetta Ufficiale Concorsi

Sanità Italia

Archivio blog