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giovedì 26 luglio 2012

Russo: " Faremo la nostra Spending Review". In arrivo tagli pesanti ai dirigenti regionali

Nominato vicepresidente della Regione Siciliana il 13 luglio scorso, Massimo Russo, ex magistrato e assessore alla sanità con la giunta guidata da Raffaele Lombardo, ieri ha partecipato all'incontro tra il presidente del Consiglio Mario Monti e i rappresentanti dell'amministrazione siciliana. "Un incontro molto positivo", spiega in questa intervista, nel corso del quale si sono esaminate le criticità dei bilanci dell'isola che, sottolinea Russo, sono "di cassa", ma senza alcun rischio di fallimento. E anticipa i contenuti di una "spending review" all'esame dell'Assemblea Regionale, che prevede una riduzione del 25% dei dirigenti pubblici e del 20% degli impiegati.
 
Assessore Russo, ieri ha accompagnato il presidente Lombardo nel lungo incontro con Mario Monti e alcuni ministri del suo Governo. Conferma il giudizio positivo dato da Lombardo?
L’incontro è stato molto positivo. Sono state analizzate le molte cose realizzate, in modo strutturale, da questo governo regionale a cominciare dagli interventi sulla sanità, sui rifiuti, sulla formazione. Accanto a questo abbiamo sviluppato una più compiuta analisi delle criticità, che peraltro la Regione Siciliana aveva già portato all’attenzione del ministro Grilli per rendere più trasparente il bilancio e per superare alcune situazioni che richiedono anche l’intervento dello Stato.

Perché, allora, si è reso necessario questo incontro?
Monti e i ministri hanno ricevuto una lettera del Commissario dello Stato (figura prevista in Sicilia contestualmente alla definizione dello Statuto speciale, ndr) che ha un po’ amplificato le preoccupazioni espresse dalla Corte dei Conti, a noi peraltro già note: la regolarità del bilancio della Regione Siciliana è stata infatti attestata proprio dalla Corte dei Conti che, come fa ormai da oltre 10 anni, non ha mancato di evidenziare anche situazioni che possono degenerare se non governate.
Questa è stata l’origine dell’incontro, nel quale abbiamo chiesto al governo di stipulare un’intesa sulla metodologia da seguire per realizzare una sorta di piano di riorganizzazione del sistema: una scelta che la Regione fa e autonomamente e che sia vincolante anche per il prossimo futuro, in modo da sottrarla allo scontro e alle contrapposizioni tipiche del momento elettorale.

Ma perché si è parlato addirittura di un fallimento, di default della Regione Siciliana?
Le parole “default” e “commissariamento” non sono mai entrate nel confronto con il Governo, perché assolutamente non ci sono i presupposti del default, tanto è vero che si sono affrettate a ribadirlo tempestivamente le agenzie di rating Fitch, poi Mood’ys e Standard & Poor’s, che pur confermando il rating ha chiesto soltanto un supplemento di documentazione. E lo ha ribadito anche il ministro Cancellieri, che l’altro ieri è stata in Sicilia.
Questa del default è una colossale mistificazione, veicolata da alcuni giornali, con una chiara motivazione politica: l’Udc in particolare, ma probabilmente anche Pdl e Pd, non sono pronti alle elezioni ad ottobre e dunque si voleva impedire che Lombardo si dimettesse. Un tentativo, andato a vuoto, che non può minimamente intaccare la scelta della Regione di autodeterminarsi per effetto di dimissioni che il presidente Lombardo ha confermato darà il 31 luglio, per avviare la tornata elettorale che dovrà concludersi entro 90 giorni, votando dunque entro ottobre.

Lei stesso ha detto, ora, che ci sono comunque delle criticità. Quali sono?
C’è la necessità di governare bene criticità che sono espressione di una crisi che vive il Paese e l’Europa. La Sicilia ha avuto un problema di liquidità, che è conseguenza della crisi che vive il governo nazionale. Ieri abbiamo superato positivamente il vaglio del tavolo del ministero della Salute e dell’economia e sono stati sbloccati ulteriori  240 milioni, mentre 400 milioni ci sono stati rimessi dal governo l’altro ieri. Sono tutte somme che appartengono al bilancio della Regione, che ha come suo principale creditore lo Stato.

Anche per la sanità vantate crediti con lo Stato?
Sì. Aspettiamo ad esempio che venga sbloccata la quota del 3% del fondo sanitario, che viene erogata solo dopo la verifica di alcuni adempimenti.

Questo basterebbe a rimettere in ordine i vostri conti?
Occorre distinguere tra i problemi di cassa, su cui lo Stato deve intervenire rimettendoci quanto ci è dovuto, e la struttura del bilancio, rispetto alla quale ci siamo impegnati insieme allo Stato per raggiungere delle intese per sfoltire il personale. Lo abbiamo già fatto: proprio l’altro ieri in Assemblea regionale abbiamo depositato un testo di legge che praticamente riproduce la spending review che ha fatto lo Stato, ma in una versione molto più dura, se così si vuol dire: abbattimento del 25% dei dirigenti, abbattimento del 20% degli impiegati, abbattimento delle spese, proprio per dare un segnale forte della nostra autonomia e della nostra responsabilità.

Sui giornali si è molto scritto del gran numero di collaboratori ingaggiati nell’amministrazione siciliana. Avete ridotto anche quelli?
Sono stupidaggini. In Sicilia un consulente ha, per norma di legge, una vita di tre mesi, al termine dei quali può essere riconfermato o meno. E un consulente da noi guadagna circa 20-22mila euro l’anno, che significa circa 1.200 euro al mese, non certo stipendi favolosi. Le cifre esorbitanti si ottengono perché un consulente che lavori per un anno, viene considerato come 4 diverse persone.

Quindi è solo un problema di forme contrattuali?
È così, ma c’è chi vuole a tutti i costi denigrare la Sicilia. La Sicilia ha tanti problemi, frutto di una storia lunga 60 anni di assistenzialismo, di clientelismo e di infiltrazioni nella pubblica amministrazione dei poteri criminali, che noi abbiamo cercato di bonificare. È un processo che abbiamo avviato e ora dobbiamo dare segnali positivi e restituire speranza alla nostra Sicilia con fatti concreti.

(fonte Quotidiano Sanità)
 

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