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venerdì 9 novembre 2012

I giudici: la sanità siciliana tra ombre e luci




PALERMO. «Le politiche di rientro hanno prodotto buoni risultati in termini di contenimento della crescita dei costi di gestione tuttavia non hanno contribuito a risolvere i problemi di una sanità che presenta ancora disservizi e insufficienze nell’erogazione dell’assistenza»: è il passaggio centrale della relazione con cui la sezione di Controllo della Corte dei Conti, guidata da Rita Arrigoni, ha analizzato lo stato della sanità siciliana.

Il tutto nel corso di un’audizione alla Camera presso la Commissione d'inchiesta sugli errori e disavanzi sanitari guidata da Antonio Palagiano.

Ne viene fuori un bilancio con luci e ombre, che evidenzia un dato da far tremare i polsi al governo che sta per insediarsi: «L’indebitamento del sistema sanitario regionale è pari a 4 miliardi e 444 milioni». Si tratta di cifre che includono tutte le voci, soprattutto quelle maturate fino al 2006 e i mutui contratti in accordo con lo Stato, mentre il deficit annuale - rileva la Corte - è stato nel 2011 di soli 26 milioni. I magistrati contabili evidenziano che molto dei disavanzi degli anni scorsi è stato coperto «grazie alla leva fiscale, cioè all’aumento dell’Irap e dell’addizionale Irpef, piuttosto che con manovre strutturali».

Da questo punto di vista per la Corte dei Conti resta un problema «l’esposizione per forniture di beni e servizi - pari a 2 miliardi e 356 milioni - che segna fra l’altro un aumento di 757 milioni rispetto al 2008 (l’anno in cui si è insediato Massimo Russo, ndr)». Anche perchè in questo ambito si registrano anche ritardi in media di 288 giorni nei pagamenti ai fornitori che costringono spesso ad accendere mutui «trasformando così un debito commerciale a breve in debito finanziario a lungo termine».

Le Asp di Palermo, Catania e Messina sono quelle che incidono di più sulla formazione del debito rispettivamente per il 17,7%, 12,7% e 11,9%. Ma la Corte dei Conti evidenzia anche come la Regione attenda dallo Stato somme ingenti, spesso in ritardo. Sul piano finanziario la Corte riscontra infine «preoccupanti criticità per un elevato importo di perdite di esercizio degli enti sanitari che annualmente non emerge in contabilità economica». Ma pure su questo fronte la Corte riconosce al governo uscente di essere intervenuto per correggere le storture dovute anche ai ritardi nei finanziamenti da parte dello Stato. 

In generale, per i magistrati contabili, «l’adozione di alcuni provvedimenti riorganizzativi ha contribuito a sanare i guasti delle passate gestioni». Anche se la sezione di Controllo ha mostrato stupore per «il reclutamento di 2.800 unità» tramite i concorsi banditi da Russo nell’ultimo anno. Ciò perchè «c’è un esubero nel 118 di 400 persone» che dovevano essere reimpiegati nelle Asp. L’assessorato ha replicato che la riqualificazione del personale del 118 è avvenuta ma l’inserimento nelle Asp deve essere graduale perchè i profili professionali non sempre coincidono con le esigenze. 

Sul piano strettamente sanitario la Corte ha riconosciuto «la riduzione del numero dei ricoveri nelle strutture pubbliche mentre invariato resta nelle strutture private». Centrato l’obiettivo di «deospedalizzare l’offerta sanitaria, riducendo i ricoveri in day hospital grazie a uno spostamento verso il regime ambulatoriale. Ciò è sintomatico di una maggiore appropriatezza delle prestazioni». Ma restano «le criticità nell’assistenza agli anziani, ai disabili, il numero elevato di parti cesarei (che costano di più) e di viaggi della speranza».

di GIACINTO PIPITONE

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