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giovedì 3 ottobre 2013

Femore a rischio? Lo rivela il test

Ci sono segnali che rivelano una più alta probabilità di rottura del femore. Ad esempio, camminare male e avere buchi nella memoria, oppure non riuscire ad alzarsi dalla sedia senza usare le mani o salire le scale con sempre maggior difficoltà.

Sono i dati dello studio INDACO 2 (Indagine conoscitiva sui Centri di Ortopedia) presentato all’ultimo congresso della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia che arrivano da un database fra i più ampi al mondo: oltre 3mila pazienti con fratture di femore studiati in 177 centri italiani, confrontati a pazienti con osteoporosi ma senza fratture. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a tre semplici test che si eseguono in mezz’ora: il FRAX, che attraverso dieci domande indaga per esempio la familiarità per fratture, le fratture pregresse, l’abitudine al fumo; il FAC (Functional Ambulation Categories), che valuta la capacità di camminare, salire le scale e muoversi in generale; infine, un test cognitivo in dieci domande (dal nome dell’attuale Papa al proprio numero di telefono, dal nome della madre a una piccola operazione matematica di sottrazione).

La forza di questi dati è soprattutto nella semplicità dei test fatti per individuare i soggetti a rischio: la prova di alzarsi dalla sedia può farla chiunque anche da solo e per rispondere alle domande dei tre test basta mezz’ora. I medici di base potrebbero eseguirli facilmente una volta all’anno sulle donne in post-menopausa e sugli uomini con più di 70 anni: individuare chi è a maggior rischio significa infatti poter fare una prevenzione più mirata ed efficace. Non necessariamente con i farmaci: il rischio di fratture, per esempio, si dimezza modificando l’ambiente domestico per ridurre la probabilità di cadute. Basta togliere i tappeti, migliorare l’illuminazione dell’appartamento, eliminare eventuali ostacoli o gli animali domestici, spesso causa di incidenti, per ridurre del 34% il rischio di cadere.

Anche i semplici supplementi di calcio e vitamina D sono molto utili, poiché riducono il rischio di cadere del 20 per cento. Peccato che, fra i soggetti a rischio, li prenda solo uno su cinque. Stando ai dati dello studio INDACO, e contrariamente a quanto si credeva in passato, l’età media a cui si manifesta la frattura di femore è oggi pari a 82 anni: succede perché gli italiani vivono di più e invecchiano meglio, ma anche perché la prevenzione delle fratture sta iniziando a funzionare. Mirarla ai soggetti più a rischio potrebbe però migliorare ancora le cose, visto che tuttora ogni anno in Italia 80mila persone si rompono il femore, uno su quattro muore entro un anno e il 60 per cento non sarà mai più autosufficiente.

Lo studio INDACO ha proprio voluto individuare con certezza le persone a maggior rischio: secondo gli specialisti il pericolo triplica per esempio se il paziente è costretto ad aiutarsi con un bastone o a farsi sostenere da altri per camminare; il rischio è quasi doppio per chi non riesce più a sollevarsi da una sedia senza usare le mani come appoggio. Il pericolo di frattura di femore, inoltre, è più alto nelle persone con disturbi cognitivi e deficit di memoria: meno di un paziente con frattura su due è risultato avere una funzionalità normale, contro il 76 per cento dei non fratturati. Quest’ultimo dato è importante perché i pazienti con problemi cognitivi sono anche i più a rischio di sviluppare delirio al terzo-quinto giorno dopo la frattura. Accade in un caso su tre e in alcuni si trasforma in una demenza stabile.

Articolo di redazione

Fonte: Corriere della Sera, 23/12/2010

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Ditulis Oleh : k.c. Hari: 02:13 Kategori:

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