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mercoledì 2 ottobre 2013

Forever young…con l’ortopedico moderno

La chirurgia ortopedica negli ultimi venti anni ha compiuto grandi passi avanti ed ha ridato qualità alla vita di migliaia di anziani. In Italia, ogni anno, si effettuano circa settantamila interventi  di protesi d’anca e migliaia di interventi sul ginocchio. L’immagine dell’anziano costretto all'immobilità sulla poltrona, in compagnia dei propri ricordi sembra ormai relegata al passato prossimo.

Sono molti gli anziani che, ancora a 70 anni, possono infatti condurre una vita attiva senza alcuna difficoltà. Già negli anni Ottanta erano impiantate molte protesi, ma senza le metodologie ed i materiali sofisticati che oggi offrono risultati positivi nel 90 per cento dei casi.
Gli italiani che soffrono di artrosi sono circa 4 milioni e non tutti sono anziani; l’artrosi del ginocchio, in particolare, coinvolge spesso anche i giovani (in questi casi, la pratica intensiva di attività agonistiche e di sport usuranti a carico dell’articolazione è spesso alla base dell’insorgenza della patologia). Il sintomo principale è il dolore, a cui si associa una graduale limitazione del movimento che, nei casi più gravi, diventa invalidante, compromettendo notevolmente la qualità di vita. Una diagnosi precoce è fondamentale per intervenire nella fase iniziale dell’evoluzione della patologia. Finché la cartilagine c’è, anche se molle (condropatia), si ricorre ad un trattamento a base di antinfiammatori e a cicli di fisioterapia. Quando invece si individuano zone in cui la cartilagine manca oppure è diradata, possono essere prese in considerazione specifiche soluzioni operative.

Attualmente, la chirurgia ortopedica propone soluzioni efficaci per almeno 4 livelli di gravità. Quando la lesione non supera i 10 cm quadrati, l’intervento di elezione è il trapianto autologo di cartilagine. Questa procedura conservativa oggi si è molto evoluta: le cellule del tessuto, prelevato artroscopicamente e coltivato in laboratorio, vengono aggregate in microsfere ad elevatissima adesività e reimpiantate nelle aree interessate con estrema facilità e senza bisogno di alcun intervento ulteriore. Quando gli esami diagnostici evidenziano la presenza di lesioni più estese si deve ricorrere invece ad un intervento chirurgico di impianto protesico. Questo ventaglio di strategie terapeutiche ad invasività graduale consente di salvaguardare al meglio il patrimonio biologico del paziente e di ricorere alla protesi totale solo nei casi limite di estrema gravità.

Articolo di redazione
Fonte: Il Giornale.it

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Ditulis Oleh : k.c. Hari: 02:32 Kategori:

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